Da un punto di vista soggettivo ed emotivo le definizioni abbondano e sfociano largamente nel personale. A livello scientifico, tuttavia, sappiamo benissimo come si innesca: è una reazione chimica nel nostro cervello.
In particolare, entrano in gioco quattro sostanze, ognuna con un ruolo specifico nella produzione di felicità. In un’esperienza gamificata, ognuna di esse viene attivata e rilasciata, dando origine ad effetti specifici:
Un neurotrasmettitore che traccia la gratificazione prevista da un’azione o un contesto. Gli stimoli di interazione, scoperta ed esplorazione derivano dalla diffusione di questa sostanza. Essa è prodotta prima (e non durante o dopo) l’ottenimento del premio, in quanto genera la motivazione per il conseguimento del piacere. Si può dire quindi che il piacere stesso sia la ricerca e non il risultato, un po’ come quando scartiamo un regalo.
Una sostanza neurochimica legata alla socialità. Grazie ad essa si generano il processo di empatia e i legami con gli altri, che ampliano il nostro spettro emotivo soggettivo.
Un regolatore di umore da cui dipendono, oltre che il nostro mood generale positivo o negativo, anche sensazioni di soddisfazione o sofferenza (come la fame).
Sostanze responsabili di dolore e disagio, che fanno da movente per reazioni di fuga o risposta violenta. Nel processo che genera la felicità, esse hanno la funzione di motivare per superare o evitare le avversità.
Il rilascio di dopamina in particolare è direttamente proporzionale all’imprevedibilità sull’esito dell’azione, in quanto il fattore sorpresa prende il sopravvento sulla nostra percezione razionale della realtà.
Meno il premio o la punizione sono prevedibili, più eccitazione o stress proveremo nello svolgere l’attività. Al contrario, un risultato certo, per quanto positivo, perderà la sua forza in termini di divertimento.
L’incertezza è il vero motore del gioco, in quanto dalla mancanza di totale controllo si ottengono continue previsioni sull’esito delle nostre scelte (e conseguente dopamina). Il senso di mistero, l’impossibilità di capire e spiegare tutto razionalmente, è una potente fonte di attrazione anche nella vita quotidiana, ma può allo stesso modo generare stress.
Troppe incertezze e potenziali conseguenze avverse non vanno a favore della felicità. Per evitare l’eccesso di stress è infatti necessario avere un senso di controllo e conoscenza almeno parziale su ciò che viviamo. Durante il design di un’esperienza interattiva è bene cercare un giusto mezzo tra informazioni note e segrete, azioni con esito certo o imprevedibile.
Non bisogna tralasciare tuttavia il grande aspetto positivo delle difficoltà: non poter sfuggire alle avversità ci rende creativi e permette di sviluppare le nostre abilità e strategie per necessità. In fin dei conti, lo stress ci fa bene… se impariamo a gestirlo e usarlo come stimolo.
Il nostro cervello ha sviluppato un sistema così complesso di ricezioni, trasmissioni e stimoli, per un unico motivo: la sopravvivenza.
Questo apparente spreco di risorse dal punto di vista evolutivo ha però utilizzi pratici enormi, che portiamo avanti dalla nostra vita in natura alla moderna società globalizzata. Se vuoi saperne di più, trovi un approfondimento in questo articolo.