La motivazione causata dalla dopamina è alla base di qualsiasi esperienza videoludica. In sua assenza, i giocatori cederebbero al primo fallimento o manifestazione di stress, perché non proverebbero la voglia di riprovare e superare l’ostacolo.
La dopamina agisce infatti come anticipazione mentale del premio ricevuto, che sia un’effettiva valuta di gioco o il semplice senso di trionfo. Sembra strano però che il nostro cervello possa reagire allo stesso modo ad una ricompensa reale, come del cibo o denaro come reagirebbe per la sua controparte virtuale.
Il motivo è semplice: i videogiochi esistono da così poco tempo che il cervello non ha modo di distinguerli dalla realtà. Certo, razionalmente diamo più importanza ai successi ottenuti nella nostra vita, ma a livello istintuale il premio fittizio mantiene almeno in parte l’attrattiva della ricompensa reale.
Ritornando alla teoria della Natural Funativity di Falstein, che divide il divertimento in fisico, sociale e mentale, possiamo quindi distinguere alcune tipologie parallele di premio:
- Premio fisico (sopravvivenza): La necessità di ottenere oggetti fisici che contribuiscono al benestare del nostro organismo o alleviano le attività di sforzo. Portata all’estremo, l’azione della caccia diventa autoreferenziale e provoca piacere al di là del premio previsto.